Sinisa
Vorski, cambia posizione, ha freddo, la neve, sotto i piedi, fa
salire il gelo fino alle dita. Non rientrare, se non sarai riuscito.
Le parole del capo, erano duplice sentenza, per Mrata, ma anche per
lui, nel caso non avesse portato a termine il compito.
Massimo
un'ora, pensa Sinisa, se non compare, andrò a scovarlo.
Lui, Sinisa,
aveva provato, in tutte le maniere, a sottrarsi,
<Mrata è
mio fratello, non posso ucciderlo>
<Ha
tradito, alleandosi con la banda dei Goreky, è un infame, ricorda
come sono stati uccisi, per colpa sua, Milnik e Saresa. Se non lo
farai, è perché sei vigliacco>
Lui, Sinisa,
sapeva cosa avrebbe significato quel marchio; nessuno più, l'avrebbe
accettato, nemmeno una banda di nemici. Perché, i vigliacchi,
vivono isolati da tutti, sono reietti considerati indegni di
amicizia, da chiunque.
Così, pur
soffrendo, aveva preso l'arma, ed era andato in cerca di Mrata. Non
avendolo trovato nei soliti luoghi, dove la banda dei Goreky, è
solita fare raduno, si era appostato a pochi metri dal cancello del
giardino di casa. Sarebbe stato più facile, anche più comodo,
aspettarlo all'interno, ma non voleva uccidere il fratello, fra le
mura dove erano cresciuti insieme. Lo stormire dei rami, mossi dal
vento, gelido, del nord, gli fa cadere aghi di ghiaccio in testa.
Potessero, almeno, rinfrescargli il cervello. Lo sente in fiamme
Sinisa, mentre brucia ricordi.
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