Non
l’avrebbe scampata questa volta. Il gioco era la sua ossessione.
Aveva debiti
con tutti. La famiglia l’aveva sconfessato. Anche gli amici. Gli
usurai gli stavano alle costole. Riceveva telefonate solo dai
recuperocrediti.
L’ultima
era stata perentoria. O pagava o lo facevano fuori. L’omone che
l’aspettava sotto casa, questa volta era stato perentorio: aveva
una settimana di tempo. Non aveva alzato la voce ma il risvolto della
giacca mostrandogli il calcio di una pistola. Era veramente
terrorizzato. Gli restava solo la fuga. Sì, ma dove e come? Aveva
solo mille euro. Non sarebbe andato lontano e come avrebbe fatto per
vivere? C’era un’unica soluzione. Magari due, ma la seconda
d’appendersi a una corda non gli piaceva proprio. Si sarebbe
giocato quegli ultimi soldi. Con lo stratagemma delle due porte,
aveva seminato il suo persecutore e raggiunto la casupola della
nonna, a Gléréyaz. La sera, camminando per una ventina di minuti,
andò al casinò di Saint-Vincent. Entrò mescolandosi a dei turisti
per evitare d’essere riconosciuto dagli usurai che, all’ingresso,
aspettavano i perdenti prestando soldi al duecento percento
d’interesse. Li conosceva bene e anche a loro doveva una discreta
somma. Andò immediatamente al tavolo della roulette. Quella sera,
per lui, sarebbe stata russa. Vivere o morire.
Nessun commento:
Posta un commento