«Ti dico che c’è
qualcuno che mi segue! Ne sono sicura. È da quando sono scesa
dall’autobus che me lo sento alle spalle….dai, non fare domande
inutili…fidati di me e scendi. Vieni giù! Vienimi incontro….Lo
sento respirare..è qui, ti dico. C’è tutto buio, non vedo
niente…Ok, ok, va bene…fai presto però…ciao».
La donna chiude a fatica
la comunicazione, ma è talmente agitata che il cellulare le scappa
di mano. Cade a terra e la batteria si stacca, così come la sim
card. Si guarda intorno con circospezione, si china e raccoglie
tutto. Non c’è tempo. Mette i pezzi nella borsetta e avanza nel
buio.
Non è una sera come le
altre. C’è qualcuno dietro di lei. La sta seguendo da un po’,
nonostante lei si sia girata più volte e non abbia visto nessuno.
Nonostante abbia gridato a gran voce «Chi sei? Chi c’è là? Cosa
vuoi da me?».
Non bastavano le tenebre,
c’è anche una fitta nebbiolina che impedisce ulteriormente di
distinguere le cose. Purtroppo è una notte invernale non
particolarmente fredda, e la nebbia la sta facendo da padrona, ormai
da un paio di giorni. È stanca, i piedi le fanno male. Il lavoro
alla birreria è massacrante, e il gestore obbliga lei e le altre
cameriere ad indossare i tacchi alti. Ora se li toglierebbe, per
correre più veloce. Mai la strada che dalla fermata del bus conduce
a casa sua le era sembrata così lunga. Si tratta di una stradina
secondaria, che costeggia un parco pubblico. Inutile quindi sperare,
a quell’ora, che ci sia qualcuno a cui chiedere aiuto.
Ecco, adesso lo sente
chiaramente….è come un rantolo. Un respiro pesante, che non sembra
neanche umano. Sibili del genere li ha uditi solo negli ospedali, o
nei film dell’orrore. Ma chi c’è? Chi è che la sta spaventando?
E cosa vuole da lei?
L’unico pensiero che la
conforta, è che prima che il telefono cadesse e andasse in pezzi, è
riuscita a chiamare Giona, suo marito. Lui sta arrivando. Anche se
stava dormendo, ha compreso il suo terrore, e ora sta arrivando. È
questione di pochi secondi. Ma quanto ci mette? La loro abitazione,
in fondo, non è che a pochi metri. Almeno, così ha sempre
pensato…Stanotte invece sembra lontanissima, irraggiungibile.
«Anna…», è un
sussurro roco. Tagliente. Tremendo.
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