Passeggiava
per il giardino incolto, il naso per aria a controllare i rami nodosi
di un ulivo e le gambe nude tra le erbacce, attenta a non ferirsi con
le rose i cui rami spinosi sembravano volessero trattenerla.
Sebbene non
più curate da tempo, erano in fiore ed emanavano un intenso profumo.
“Il
terreno ha bisogno di essere dissodato, occorre estirpare le erbacce.
Dovrò chiamare un giardiniere per la potatura degli alberi da
frutto. L’ulivo lo lascerei così, contorto e piegato dagli anni,
non avrei il coraggio di tagliarne i rami”, pensava Linda mentre,
con le mani sui fianchi, osservava il giardino.
Aveva appena
firmato il contratto e, finalmente, la casa era sua: aveva concluso
“un vero affare” perché l’immobile era in vendita da tempo.
Era venuta a
sapere dalla gente del posto che la figlia dei vecchi proprietari era
stata portata via dal mare che non aveva più restituito il corpo e
che i genitori si erano chiusi nel loro dolore.
Da quando la
figlia era scomparsa la madre era impazzita e curava solo le rose che
la ragazza aveva piantato sotto l’ulivo con un’amica. Il padre,
santo uomo, era morto, consumato dalla sofferenza per la figlia e la
pazzia della moglie.
Alcuni in
paese dicevano, però a mezza bocca, che la giovane fosse stata
uccisa dai genitori perché si era innamorata di una certa Giulia e
che il suo fantasma si aggirasse nella casa.
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