Laura
quasi ansimava nel grande letto bianco. L’odore della malattia
impregnava la stanza nonostante fosse primavera. Il terrore le
attanagliava il petto, fermandole il cuore più della stessa
debolezza.
Il
suo angelo inatteso era là, comunque, e averlo vicino, in quei
momenti così orribili, le diede un po’ di respiro: una boccata
d’ossigeno.
Raffaele,
dal balcone, guardava fuori immerso nei pensieri.
Laura
era certa che non fosse del tutto a suo agio ma la malattia rende
egoisti; da due mesi sperava, con tutta se stessa che non si
stancasse mai.
Francesca
entrò in camera, accompagnata dall’infermiera, per la solita
puntura.
-
Su, mamma, c’è Giovanna: facciamo in un minuto!
Era
la figlia più piccola; la cocca di mamma, l’unica che sembrava non
dare importanza ai suoi atteggiamenti. Laura non era stata severa ma
ferma, e non tornava sui suoi passi: anche per questo le figlie più
grandi si erano un po’ scelte la vita a modo loro, diradando molto
i contatti con la mamma.
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