Non riesco
assolutamente a capire perché negli illustri tomi della Storia della
Letteratura non vi sia neanche una riga dedicata ai moscerini. E dire
che di animali, nelle sue pagine, se ne trovano a iosa: Esopo, nelle
sue Favole, fa parlare volpi, cicale, formiche, lupi, rane, mosche,
zanzare; Apuleio fa sì che il povero Lucio prenda le sembianze di un
asino (e d’oro perlopiù!); l’unica persona che avrebbe potuto
riscattare la categoria sarebbe stato Kafka, ma ha pensato bene di
non specificare in quale insetto si trasformi Gregor Samsa, e così
facendo ci ha condannato, ancora una volta, all’oblio. Siamo
ricordati solo per una canzoncina, una stupida canzoncina per
bambini. Devo ringraziare Cristina d’Avena se ogni volta che
qualcuno mi chiede «che insetto sei?» e la mia risposta è «un
moscerino» parte quell’insopportabile «uh lalla, uh lalla, uh
lallalà!».
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