M’incanto a
osservarti, mentre sei intento a scrivere i tuoi magnifici canti!
Silenziosa e nascosta, neanche il mio respiro si ode nella tua testa.
Solo le tue parole e i tuoi pensieri, scalpitano funesti nelle
viscere della tua mente e si gettano sui bianchi fogli, che riempiono
la tua scrivania, ormai ricolma di memoriali poesie! Arriva il tanto
atteso e amato sabato nel villaggio natio. Dove ci riserviamo di
poter vivere tutte le fantasie e i sogni, con l’ansia d’incontrare
chi tanto si ama… di nascosto! Dalla finestra della tua stanza,
vedi arrivare la donzella che tanto scruti e che il tuo cuore
trepidante per lei, ti balza in gola!
«Chi è colei che
si adorna il capo e il petto di fiori di campagna?»
Mi tremano le mani e
le gambe al sol pensiero di dividerti con un’altra! Rivolgo lo
sguardo al cielo, chiedo alla sovranità del Paradiso che il tuo
cuore e l’animo tuo gentil odano i miei sentimenti, perché l’amore
è un’arma tagliente, ma è impossibile remare contro, quando
impervia è un dolce capitombolo. Ma se rifiutato, l’anima vien
uccisa e si dissolve nel dolore e nella disperazione. Quanti sospiri
vagano in me. Mio amato Giacomo, le tue poesie mi hanno rubato
l’anima, le notti le passo a guardare la luna e ripenso al tuo
canto, che decanti in versi:
XIV
- Alla Luna
O graziosa luna, io mi
rammento
Che, or volge l’anno,
sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia
a rimirarti:
E tu pendevi allor su
quella selva
Siccome or fai, che tutta
la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal
pianto
che mi sorgea sul ciglio,
alle mie luci
il tuo volto apparia, che
travagliosa
era mia vita: ed è, né
cangia stile,
o mia diletta luna. E pur
mi giova
la ricordanza, e il noverar
l’etate
del mio dolore. Oh come
grato occorre
nel tempo giovanil, quando
ancor lungo
la speme e breve ha la
memoria il corso,
il rimembrar delle passate
cose,
ancor che triste, e che
l’affanno duri!
( I Canti –
Giacomo Leopardi )
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