La nebbia saliva dal fiume in
gelide spirali. Rowchester attendeva, ombra tra le ombre. Sfregò le mani
per scaldarsi. La luna, riflessa a tratti sulla superficie liquida, gli ricordò un altro
scintillio.
Eleonora.
Occhi come cieli d’estate e
il rosso del peccato nei capelli. La sua regina, la sola donna che avesse mai
amato. Ogni suo desiderio era sempre stato un ordine, per lui.
«Se Giovanni deve essere re, Arturo non
può vivere».
Era per quella frase che era lì, a
rinnovarle la sua fedeltà.
Scrutò il fiume.
L’unico
occhio non gli permetteva una visuale completa, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Sagome di campanili, lo
scheletro della cattedrale; sulla riva opposta, in agguato nel buio, la torre.
Una densa foschia soffocava
ogni cosa, attutiva i suoni e rendeva le tenebre più infide e
oscure che mai.
Sciabordio d’acqua, il
tanfo della paura, poi un’ombra.
La barca si avvicinò e
la voce del fedele Bruce giunse come un mormorio di vento.
«Sir Eric».
Un soffio di brezza gelida
diradò
la bruma, svelando due sagome. Un uomo e un ragazzo.
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