venerdì 12 giugno 2015

Verlaine, Chanson d’automne di Marta Paparella [incipit]


Fu la poesia a darvi il via.
E tu, Lucie, sorridevi di quegli stratagemmi, la sigaretta tra le dita e la pelle chiara e tesa sugli zigomi, e ci avresti scommesso l’anima sulla fallibilità e la banalità di quella scelta.
«Verlaine» avevi detto a Henri, raccogliendoti tra le sue braccia in quell’ultima notte.
«Verlaine?»
Non potevi vederlo, ma ti era sembrato che stesse trattenendo un sospiro. O una risata. Se ci fosse stata luce (non si poteva, non si poteva più, ormai, accendere un lume, o lasciare aperte le persiane), avresti potuto scorgere i suoi occhi di miele farsi più scuri e la fossetta comparire alla destra delle sue labbra. Ti eri accontentata di immaginartelo, mentre con la mano gli accarezzavi un braccio.
«Verlaine. Chanson d’automne. Il primo verso, d’avvertimento, e poi il secondo».
«Bene» aveva sussurrato Henri, sfiorando le tue labbra con le sue.
Prima dell’alba si era allontanato verso il bosco, alla sua maniera, rapido e senza voltarsi. Si ricongiungeva al suo gruppo di maquisards, ripartiva in direzione nord, verso Arras.

Nessun commento:

Posta un commento