Questa era la seconda
mattina che si svegliava con una sensazione angosciante al pene, come
se una ventosa sottopelle stesse risucchiandolo dall’interno del
suo corpo, creando istanti di acuto dolore che inviavano al suo
cervello dei black out temporanei.
Allungando la mano si
toccò la zona attorno al membro, toccò l’ammasso di carne spessa
e rosea che divideva in due il suo ventre, l’accarezzò dolcemente,
come a volerla ammansire, poi le sue dita proseguirono lungo la linea
callosa che diventava di un rosso vivo, mentre saliva a dividere in
due parti il torace muscoloso.
La cicatrice proseguiva
verso il collo, tagliava in due il viso e la parte terminale era
nella fronte, dove l’ultimo centimetro di pelle, neanche a farlo
apposta, era frastagliato a mo’ di ricamo e sembrava chiudere, come
un fermaglio, questo lungo percorso di carnalità aggiunta.
Nicholas faticò a
sollevarsi in posizione eretta, le braccia gli tremavano, sentiva
nelle narici odore di canfora, di vecchio, di armadi stantii, di
ritorno alle origini.
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