lunedì 3 agosto 2015

[Arcobaleno d'inchiostro] - Intorno al fuoco di Rubrus [incipit]

INTORNO AL FUOCO
Rubrus

«Attenta agli striscianti notturni».
Udimmo i passi di Barbara frusciare tra l’erba, poi fermarsi.
«Che roba è?» chiese dal buio.
Roberto esitò, agitando con uno stecco la brace del fuoco morente.
«Vanno in giro di notte. Si orientano col calore del corpo. Non li senti finché non ti mordono».
Ci sembrò che sogghignasse, ma poteva essere un gioco di luci e ombre creato dal riverbero delle fiamme.
Seguì un lungo silenzio, poi udimmo i passi di Barbara avvicinarsi.
Massimo si spostò e lei si sedette accanto a Roberto lanciandogli uno sguardo astioso. Gli occhiali di lui le restituirono uno scintillio indifferente.
«Dove eravamo rimasti?» chiese Roberto.
Eravamo seduti tutti e sette intorno al fuoco e ci raccontavamo storie del terrore. O meglio, Roberto raccontava e noi ascoltavamo.
«Il tipo tira su la tipa che fa l’autostop. Sta piovendo» disse Luigi.
«Ah, già» confermò Roberto bevendo un sorso d’acqua. Non che ne avesse bisogno: gli serviva per creare la suspence. Era un trucco del cavolo, ma funzionava, cribbio se funzionava.
Quella storia, ad esempio, quella dell’autostoppista; l’avevamo sentita tutti, almeno una dozzina di volte, ma non così, non raccontata da Roberto. Non era la stessa cosa.
Non chiedetemi perché. Non dipendeva da quei trucchetti da quattro soldi come tenere le parti più spaventose alla fine, quando la luce del fuoco scemava e la notte era uno straccio gelido che si appoggiava sulla schiena.
Era talento, credo. Una specie di potere.

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