martedì 4 agosto 2015

[arcobaleno d'inchiostro] - La sedia a dondolo di Annalisa Rizzi [incipit]

La sedia a dondolo
di Annalisa Rizzi

Non riesci a smettere di pensarci. Non puoi farne a meno.
Ti ronza nella testa come un moscone insistente, anzi, peggio, come un’orda di insetti svolazzanti e impazziti. È come se avessi un registratore inceppato in mezzo alle orecchie, che non fa che ripetere la stessa cosa. La. Stessa. Cosa. Senza poterlo fermare. Così, allo sfinimento.
E ripete e ripete e ripete.
Sei impazzito, lo sai.
E sai che è successo nel momento in cui hai ritrovato quel maledetto baule. Perché avresti dovuto aprirlo? Cosa diavolo credevi di trovarci dentro? E invece no, dovevi sbirciare all’interno, che tu sia maledetto. Dovevi rimestarci dentro. Dovevi ritrovarti tra le mani quella dannatissima fotografia. Quella tutta ingiallita con i bordi bianchi. Quella in cui tuo nonno è solo un bambino che posa su di una sedia a dondolo, con quella strana espressione sul volto.
Quella sedia. Oh, Dio.
Tutto è cominciato quando hai ereditato la casa di tua nonna.
Tu e Rita vi siete entrati per la prima volta, e c'era quella maledetta sedia al centro del soggiorno. Era coperta di polvere, ammuffita in più punti. Era piena di buchi e di ragnatele.
A Rita piaceva. Aveva voluto ripulirla. Tua figlia Roberta non faceva che gironzolarci intorno. Le avevi vietato di salirci, secondo te non era più robusta come un tempo, se ci si fosse seduta e dondolata la sedia avrebbe potuto cedere sotto il suo peso. Roberta sarebbe potuta cadere e ferirsi.
Ma la piccola ignorò il divieto. La tua bambina ci si issò sopra, e la sedia emise uno scricchiolio spaventoso.

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