L’alba
di Amardia
Angela
Aniello
Amardia
era lontanissima anni luce dalla Terra. Un pianeta strano, davvero
strano se dovevo conviverci con quella megera di Calendula, una
stregaccia che s’era fatta venire i capelli viola da quando aveva
saputo della mia storia con Taruk, il figlio bellissimo del re Sole.
I
miei occhi verdi e i capelli azzurri lunghi fino alle caviglie
l’avevano conquistato subito. Non ero stata io a propormi, né
avevo usato alcun tipo di magia.
Semplicemente
ci eravamo incontrati per caso nel bosco delle Pause Splendenti sulle
rive del Fiume Scarlatto della Poesia e mentre snocciolavo versi
sull’amore ai pesciolini che abboccavano alla mia lenza, avevo
sentito un rumore di passi alle mie spalle facendomi sussultare.
Avevo
pensato subito a qualche strana creatura alata che dimorava lì e di
cui avevo stravolto la quiete quotidiana col mio continuo vociare,
invece mi ero imbattuta in un ragazzo perfetto. Come l’avevo sempre
sognato! Si era seduto accanto a me e mi aveva baciato la mano,
decantando la mia bellezza. Che dire, colpo di fulmine e colpo di
felicità, se solo non avessi scoperto che Calendula, di vent’anni
più vecchia di me, sdentata e rugosa, si era invaghita da tempo di
lui e non consentiva a nessuna di diventare la sua fidanzata.
Nessun commento:
Posta un commento