martedì 3 novembre 2015

[Arcobaleno d'inchiostro] - gara 8 / Fantascienza: I VINCITORI!



Ecco finalmente il momento tanto atteso!
Lo Staff di Magla è felice di annunciare i tre vincitori della gara 8, inerente al genere Fantascienza!
Monica Serra (Il giudice) ha valutato attentamente i sei racconti partecipanti, scegliendo un solo vincitore e ben due menzioni d'onore!

Racconto vincitore

Questione di interpretazione 
Rubrus



Commento del giudice:
Narrazione efficace nonostante la limitazione del ristretto numero di battute; l’autore rispetta i canoni del genere e si ispira ai grandi Maestri dei racconti sci fi; usa uno stile scorrevole, non disdegna una nota ironica, tra le righe denuncia alcuni aspetti assurdi del nostro tempo (grande la scena dei cellulari), a suo modo critica le guerre e prepara con adeguato crescendo un finale grottescamente amaro che capovolge le aspettative con un bel colpo di scena.


Menzione d'onore

Six Stars

Cristina Cornelio



Commento del giudice:
Un bel racconto su cosa potrebbe accadere se fosse data all’uomo la possibilità di “assicurarsi” un’esistenza oltre la morte. Ben strutturato, anche questo racconto vira a un finale inatteso dopo aver tenuto il lettore sulla corda assieme al povero Zach.

SUBURRA

Alessandra Leonardi




Commento del giudice:
Scenario distopico, ambientazione familiare che descrive un futuro neanche troppo lontano; un racconto ispirato ai reali problemi di Roma con tanto di morale finale e riflessione sull’importanza di conservare ricordo delle civiltà passate.


I racconti vincitori!




QUESTIONE DI INTERPRETAZIONE


Rubrus


Quando l'SMS arrivò nel lussuoso studio legale di Manhattan, Frederick Corbett stava spiegando ai suoi clienti perché non dovevano preoccuparsi della class action intentata contro di loro.
«Prima avete detto ai lettori perché il mondo sarebbe finito il 21 dicembre 2012, poi avete detto loro perché il mondo non sarebbe finito il 21 dicembre 2012. Avete tirato su un bel po' di quattrini, ma avete offerto loro la libertà di credere o no e la libertà è il valore fondante di questa nazione... anche se tu, Harry, potevi evitare di chiamare Age of Aquarius la tua catena di pescherie. In ogni caso non si può parlare di abuso della credulità popolare e...».
In quel momento il cellulare di Frederick Corbett ronzò. Tutti i cellulari lo fecero e tutti i presenti obbedirono alla regola universalmente accettata secondo la quale, qualunque cosa stia dicendo il vostro interlocutore, colui che sta cercandovi al telefonino ha la precedenza.
Il messaggio arrivò in contemporanea non solo a Frederick Corbett e ai dodici sedicenti esperti di esoterismo presenti nella sala riunioni, ma a chiunque, sul pianeta, possedesse un cellulare o un apparecchio simile: dal presidente Obama al presidente Xi Jinping e dai pescatori al largo della costa cilena ai carovanieri beduini nel mezzo del Sahara.
Era scritto in inglese, cinese, francese, spagnolo e arabo e, benché vi fossero diverse interpretazioni (era scritto con non poche sgrammaticature e i caratteri non erano perfettamente leggibili), la versione accettata fu, alla fine, quella proposta dai clienti di Frederick Corbett e dai loro numerosi colleghi esoteristi o parapsicologi o antropologi o etnologi o, tanto per non sbagliare,guru, sparsi in ogni parte del globo. Diamine, non erano stati loro a dire che, il 21 dicembre 2012 il mondo sarebbe finito o sarebbero arrivati gli alieni o vi sarebbe stato un cambiamento o, insomma... sarebbe successo qualcosa?.
Fatto sta che, in un tempo straordinariamente breve, l'orbe terracqueo fu concorde nell'affermare che il messaggino, di indubbia provenienza extraterrestre, ammoniva: “Vostro livello aggressività intollerabile. Provvedete entro un anno o interverremo”.
Nel periodo che seguì, l'intero pianeta si diede, effettivamente, un gran daffare.
Le prime a cessare furono le guerre tra Stati. Ci fu qualche momento di imbarazzo all'Onu quando due dittatori africani annunciarono che la guerra tra i loro paesi era terminata e fu palese che la maggior parte dei presenti era del tutto all'oscuro dell'esistenza delle summenzionate nazioni.
I conflitti che vedevano coinvolte a vario titolo le organizzazioni criminali (mafie, triadi, yakuza, cartelli) cessarono altrettanto facilmente. Il crimine non richiedeva necessariamente l'uso della forza.
Per le rivoluzioni fu un tantino più complesso, ma non pochi rivoltosi, considerato che il dio per il quale combattevano poteva sì comunicare in molti modi, ma non per telefono, giunsero alla conclusione di aver preso una cantonata clamorosa e risolsero il problema suicidandosi. Quelli che combattevano per un ideale non se la cavarono meglio perché finirono per scannarsi tra loro.
Naturalmente l'aggressività non fu eliminata del tutto. 
Qua e là c'erano ancora delle risse, nelle famiglie qualche scapaccione volava lo stesso e le riunioni di condominio erano bellicose nel solito, vecchio modo.
C'era da considerare, inoltre, che la violenza, quella fisica in particolare, non era la sola forma di aggressività e, a voler essere pignoli...
Insomma, quando, un anno dopo il messaggio, satelliti e radar di tutto il pianeta segnalarono l'avvicinarsi di una flotta aliena, l'umanità intera si sentiva come uno scolaro che spera di aver studiato abbastanza per strappare, magari con un po' di fortuna, una risicata sufficienza.
E, in effetti, Djexe – Kah, dietro il quadro di comando nell'astronave ammiraglia, mentre attendeva il rapporto del Comandante della Squadra Tattica, poteva, in qualche modo, ricordare un professore vecchio stampo.
I suoi grandi, umidi occhi neri ed i suoni flautati emessi dalla spirotromba che ne costituiva l'apparato boccale avrebbero fatto la gioia di qualunque hippie vecchio stampo o seguace della New Age, ma un ipotetico spettatore sarebbe stato colpito soprattutto dai movimenti delle sue quattro braccia, o dall'accendersi e dallo spegnersi delle sei antenne bioluminescenti poste sulla sommità del capo.
Era con queste ultime che, con un complesso linguaggio binario, Djexe – Kah, Comandante in Capo della flotta, comunicava col suo sottoposto.
«Non credo» disse alla fine .
«Hanno delle potenzialità» osservò il subordinato.
Djexe – Kah tacque – o meglio si spense – un attimo, per riflettere, poi decise. «Negativo. Una specie così imbelle e inerme, con una così spiccata propensione al pacifismo, non è degna di entrare nel Consesso Galattico. Date l'ordine di sterminio». 




La guerra è il padre del mondo

Eraclito












SIX STARS

Cristina Cornelio

Il medico era stato tanto chiaro quanto disarmante. Sarebbe stata questione di due o tre giorni al massimo.
Laura affondò con amore i suoi occhi dentro quelli smarriti del marito.
-Devi andartene, Zach – gli disse dolcemente, accarezzandogli la mano tormentata dalla flebo. 
Lo psicologo, messo a disposizione dalla clinica, li aveva appena lasciati. Quello era stato l’ultimo incontro. Tutte prestazioni incluse nel costosissimo pacchetto assicurativo Six Stars che avevano stipulato anni prima per l’intera famiglia.
-Non avrai più forze dopo, devi farlo ora – aggiunse il loro figlio maggiore, Selim. 
La piccola Helena, che sembrava giocare indifferente con il tablet del fratello ai piedi del letto, esplose in uno squillante: - Io vengo con te, papà!- . 
-Andiamo a prendere un succo per papà, Hely? E anche per te, mamma e me – fece Selim, attirando la sorella fuori dalla stanza.
- Ti perderebbe comunque, lo sai – disse Laura con delicatezza al marito, appena i figli si furono allontanati.
-Lo so- rispose Zach, con un soffio di voce – lo so -. 
Alla presenza della moglie, dell’Ispettore della Compagnia di Assicurazioni, dell’Ufficiale doganale e dello staff medico, il trapasso avvenne la prima notte di luna nuova del mese.
Trasportato da un potente gravitone, Zach saltò nell’universo parallelo più vicino, senza aver avuto modo di sapere prima da quale altro mondo sarebbe stato attirato.
Si abbandonò alla forza di gravità e presto, prestissimo, si trovò riverso su una spiaggia. Cercò subito di alzarsi. Nel vecchio mondo la malattia lo aveva divorato al punto di immobilizzarlo in un letto. Invece i muscoli risposero e si ritrovò in piedi, ben piantato sulle gambe. 
In quell’universo qualcosa gli era andato diversamente, per fortuna. 
Mentre si diceva quello, gli prese la nostalgia dei suoi, voleva riabbracciarli prima possibile. 
Lasciò la spiaggia e cercò con gli occhi un taxi, affondando le mani nelle tasche alla ricerca del cellulare. Ne estrasse una specie di smartphone che aveva tutta l’aria di andare ad energia solare. Frugò la rubrica. 
Non lesse nessun nome familiare, passò allora ai messaggi e poi alle ultime chiamate fatte e ricevute. Nessun cuoricino da sua figlia, nessuna lista spese da parte di sua moglie, nessun comunicato telegrafico di suo figlio.
Eppure sapeva che come esisteva lui in quel mondo parallelo, dovevano esserci anche loro. Erano le poche certezze che la scienza gli aveva potuto garantire.
Dalle tasche aveva recuperato anche un portafoglio, senza carte di credito, senza foto, con dentro solamente un paio di banconote di piccolo taglio e la patente.
Camminando verso casa, gli sembrò di riconoscere suo figlio. Corse, esaltato dalla piacevole sensazione di poterlo fare, attraversò la strada e lo pinzò per un braccio. 
Il ragazzo si voltò scocciato e Zach esclamò: - Ma che hai fatto!?-. 
Il volto del giovane era deturpato dall’acne e dai piercing, lo sguardo dalle canne o da qualcosa di simile.
-Ma che cazzo vuoi- fece il ragazzo, incerto sulle gambe.
- Sono tuo padre, Selim. Non mi riconosci?-
- Mai avuto un padre, levati dai coglioni- sentenziò, scansandolo con difficoltà.
-Tua madre, tua sorella, dove sono? Ti prego - insisté Zach, disperato.
-L’ultima volta che l’ho vista, mia sorella, aveva sei mesi – rispose acido –l’hanno data in adozione a una famiglia perfetta. Per-fet-ta, capisci? Non come la mia! -.
Zach sudava freddo, ormai: -E tua madre? Dimmi di tua madre - .
-Ma sì certo, ora ti riconosco, sei davvero mio padre - disse, scrutandolo con disprezzo con gli occhi grigi e vuoti – Ti hanno fatto già uscire? Sgancia qualche centone per tutti i miei compleanni che non c’eri, stronzo -.
Si allontanò disgustato ma Zach lo seguì: - Ti prego Selim, devo sapere, dimmi dov’è tua madre -.
Il giovane si fermò: - Non ti ricordi proprio? Non ricordi più cosa le hai fatto?-.
Zach era sconvolto, cosa mai poteva aver fatto a sua moglie? 
–Vieni – gli disse Selim – tanto prima o poi avrei dovuto tornarci -. 
S’infilarono nella metro e riemersero in una zona periferica, abbastanza verde. Entrarono in un istituto, percorrendo corridoi tutti uguali.
Eccola, l’aveva vista. Laura era seduta su una sedia a rotelle, davanti a una finestra.
-Ciao, mamma – fece Selim. Lei non mosse un muscolo, né si interessò dell’uomo che lo accompagnava.
-Cos’ha? Cosa le è successo?- fece Zach, accarezzandole d’impulso i capelli.
- Tu le sei successo, non ricordi, papà? - 
Zach non capiva.
-L’ultimo volta che l’hai picchiata, papà- spiegò con stizza, poi rimase in silenzio un attimo, stupito che il padre mantenesse quell’espressione ignara – l’ultima volta che ti ho visto ubriaco, papà, l’hai scaraventata giù per le scale. Si è spezzata la schiena, ecco cosa le è successo. E’ stata in coma per più di due anni e quando si è risvegliata…-.
Zach era inorridito. Selim continuava a parlare, vomitandogli addosso tutto lo sconforto che aveva dovuto provare in quel periodo. A undici anni, con il padre condannato a cinque anni di carcere non gli era rimasto che finire in una casa famiglia.
Zach cominciò a ricordare i particolari di quella vita non sua mentre gli si sbiadiva nella mente l’altra. La moglie che rotolava per le scale, la polizia, il pianto irrefrenabile della piccola Helena in braccio al fratello e lui, ubriaco fradicio. Con sgomento, si rese conto che non riusciva più a ricordare Helena nel suo primo giorno di scuola, i suoi primi passi, i suoi saggi di danza.
La testa gli scoppiava, uscì di corsa dall’istituto e si lanciò verso il grande prato che costeggiava l’edificio.
Non si accorse che si trattava di una strada, non lo capì nemmeno quando un paio di mezzi, che transitavano silenziosi in volo radente, lo urtarono in sequenza. Rotolò tra i fiori, disturbando decine di api al lavoro.
Mentre moriva dissanguato e gonfio di punture, notò che stavano spuntando le prime stelle nel cielo. Nell’ultimo istante della sua vita, associò con amarezza le parole “Six Stars” all’immensità che stava ammirando, senza saperne più il perché.





SUBURRA

Alessandra Leonardi



Nuova Roma, 28 -4- 2268


Caro diario,
sono così emozionata di poter scrivere con una vera penna, su un quaderno di carta! La mia scrittura è incerta, ma è da poco che Betta mi ha insegnato la scrittura manuale … Lei è una degli abitanti della Suburra, i miei amici, che frequento di nascosto da circa sei mesi. E’ pericoloso per me tenere un diario segreto, però sento il desiderio di farlo, per esprimere i miei veri pensieri e sentimenti senza doverli per forza condividerli sul Web.
Da quando le terre di tutto il pianeta sono state quasi interamente ricoperte dall’acqua, dopo lo scioglimento delle calotte polari e le alluvioni, anche la nostra città vecchia, Roma, si trova sotto il mare. Alcuni edifici, i grattacieli, hanno le fondamenta sott'acqua; qualcuno arriva fin quasi a sfiorare le Isole Fluttuanti, i quartieri dove vive la gente benestante, tra cui io con i miei. Nei grattacieli ci vivono i meno abbienti, e ai piani più bassi gli ‘straccioni e i delinquenti’… o almeno così dicono; ma non è vero.
Mesi fa ho conosciuto Marco Antonio, un ragazzo che lavora come manutentore dei grattacieli, quindi ha il permesso per andare ai piani bassi. Grazie a lui ho conosciuto un sacco di persone favolose! Non sono tutti gelidi ed autoritari come quassù nelle Isole; sono solari, si divertono molto, c’è sempre musica e spesso organizzano feste … Sanno un sacco di cose sul passato, anche quelle tenute segrete; ed hanno un molti oggetti che noi non usiamo più, come appunto le penne, i quaderni, addirittura i libri cartacei!
Noi usiamo solo la Screen Bar: con un pulsante appare un olo-schermo tridimensionale con cui siamo sempre connessi, e tutto ciò che scriviamo, le foto che salviamo, le ricerche che eseguiamo, è immediatamente condiviso. Gli abitanti della Suburra dicono che così il Governo Centrale Planetario ci controlla tutti , ma io non la vedo così: più che altro vigilano sulla nostra sicurezza.
Ma la cosa più emozionante che sta per accadere, è che presto Marco Antonio mi porterà in escursione sotto il mare! E’ riuscito a procurarsi due tute spaziali funzionanti, anche se un po’ vecchie (forse risalgono alla terraformazione di Marte), perfette per immergersi: termiche, con lo scafandro, scorta d’aria , comunicatore … Sono felicissima!


A presto, tua Drusylla










Nuova Roma, 5 -5- 2268



Caro diario,
abbiamo fatto la prima immersione! E’ andato tutto benissimo. In superficie, la luce solare filtrava nell’acqua; abbiamo nuotato tra i pesciolini guizzanti e lucenti, e c’era un silenzio ovattato. Più in profondità, abbiamo visto i palazzi vecchi. La natura ha fatto il suo corso, e sopra molti resti si sono create colonie coralline e di altre specie . Marco mi ha detto che è possibile immergersi ancora più in profondità, per esplorare siti antichissimi, come il Colosseo o la basilica di San Pietro: lo faremo presto! Con lui andrei in capo al mondo …



Nuova Roma, 15 -5- 2268.




Sono talmente sconcertata dalla bellezza che ho visto, che non riesco neppure a descriverla. Nonostante l’acqua abbia coperto tutto, caro diario, è possibile ancora ammirare costruzioni di marmo, mosaici, statue … Marco mi ha confidato che c’erano molte più cose, ma sono state trafugate. Molte le hanno salvate loro, gli abitanti della Suburra; altre sono custodite nei caveau; altre, dice che se le sono rubate i ricchi! Presto torneremo laggiù.




Nuova Roma, 25 -5- 2268.



E’ successa una cosa terribile: oggi, emersi dall’acqua, abbiamo trovato mio padre e la polizia che ci attendevano su una piattaforma fluttuante . Marco è stato arrestato, e io riconsegnata alla mia famiglia …


Meno male che i miei non ti hanno trovato, diario!



Nuova Roma, 6-6- 2268.


Caro diario, oggi ho potuto vedere Marco: presto lo rilasceranno. I miei genitori non sono poi così cattivi, anzi; però mi hanno proibito di frequentare la Suburra, e soprattutto di immergermi. Io ho raccontato loro ciò che ho visto, le meraviglie del mondo sommerso, e che molti oggetti del passato che si trovavano sott’acqua sono spariti. Loro mi confermano che sono nei caveau, e che quelli che mancano li hanno rubati proprio i miei amici dei bassifondi … Marco ha ammesso che si, loro hanno sottratto molte antichità sommerse, ma che i mandanti sono le persone della classe più agiata, cioè noi, e che loro lo fanno solo per sopravvivere. Laggiù manca il cibo , le medicine, si muore per un niente … A chi dovrei credere? Sono così confusa …



Nuova Roma, 16 -6- 2268.


Non ci posso credere! Marco mi ha detto di controllare nella cantina della mia casa. Mi è stato facile scoprire la password ed entrare … Non so perché non l’ho mai fatto prima! E’ pieno di oggetti appartenuti ad un’altra epoca. Non solo strani utensili, vecchi monitor,arredamento, parti di mezzi mobili , abiti, gioielli … Ma anche materiali antichissimo, come vasi e statue! Tutto ciò non dovrebbe essere esposto affinchè tutti lo possano ammirare? Secondo Marco in passato esistevano luoghi simili, si chiamavano ‘musei’: gli oggetti erano esposti alla visione di tutti, con la spiegazione,controllati e mantenuti.. Sono stata lì un tempo interminabile: immaginavo di vivere nel passato, usare quegli strani attrezzi, muovermi sulla terraferma con quei mezzi con le ruote, leggere libri di carta e ammirare opere nei ‘musei’. E poi mi chiedevo a chi fossero appartenuti quegli oggetti, e fantasticavo sulla vita di queste persone … I miei genitori mi hanno sempre mentito! Pretendono da me sincerità, ma loro non fanno altrettanto con me. 






Nuova Roma, 30-9- 2268



Ho deciso.
Non vedo più quelli della Suburra, nemmeno Marco; però ho deciso cosa farò da grande. Studierò molto, e mi impegnerò perché vi siano meno disuguaglianze sociali, e perché i resti del nostro passato siano accessibili da tutti. L’unico modo di cambiare le cose è impegnarsi personalmente , diffondendo il nostro pensiero. Le opinioni devono cambiare, la gente deve essere consapevole! Tutti devono sapere! Caro diario, ho deciso di pubblicarti sul Web. 
Addio!


Tua Drusylla

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