L’incubo
Mariagrazia Pecci
Aveva caldo e si girava e rigirava nel
suo letto senza riuscire a prendere sonno.
Dormire di pomeriggio per Claudia era
una questione di necessità. La notte fino all’alba lavorava in una
discoteca come guardarobiera.
Si alzò dal letto rinunciando al suo
sonnellino e si diresse verso la cucina per bere un po’ d’acqua
fresca di frigo, quando sentì suonare il campanello.
Guardò l’orologio alla parete.
Segnava le tre del pomeriggio. Prima di arrivare alla porta ingollò
un gran sorso d’acqua.
Dallo spioncino riuscì a scorgere solo
un grosso pacco e la curiosità la spinse ad aprire senza chiedere
chi fosse.
Il fattorino pose la ricevuta sul pacco
e lei la firmò prima di prenderlo.
Quando Claudia richiuse la porta aveva
tra le braccia una scatola adornata da un grosso fiocco di raso.
“Che potrà mai contenere?” si
chiese la ragazza sedendosi sul divano e appoggiando la scatola
accanto a sé.
Slegò il fiocco e aprendola si
meravigliò alla vista della bellissima bambola di porcellana vestita
con un candido abito bianco e un fiocco rosa di raso legato in vita.
“Chi può avermi regalato una
bambola? Non sono neanche un’appassionata! Forse hanno sbagliato
indirizzo e sono stata una sciocca a non farmi dire il mittente dal
fattorino” pensò Claudia cercando un eventuale bigliettino
allegato.
Non trovando nulla prese la bambola
tenendola in piedi accanto a sé per osservarla meglio.
Alcune bambole avevano quel meccanismo
che, quando le raddrizzavi, aprivano gli occhi, ma con questa non era
successo. Gli occhi erano rimasti chiusi.
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